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domenica 27 settembre 2015

L’eterna dicotomia fra funzione sociale dello stato e responsabilità individuale



L’eterna dicotomia fra funzione sociale dello stato e responsabilità individuale

In questi tempi di profonda crisi economica e sociale, riceviamo sempre più spesso segnalazioni di situazioni di disagio, con relativa richiesta di consigli su cosa si possa fare. Ancora, sempre più spesso queste segnalazioni includono anche rimostranze sull’inazione delle istituzioni per alleviare queste situazioni.

Premesso che ogni situazione andrebbe valutata nella sua individualità ed evitando di cadere nella trappola della ormai quotidiana guerra fra poveri, sullo stile “...vecchietti all’addiaccio ed immigrati nelle ville con piscina”, crediamo sia essenziale considerare alcuni punti fermi di carattere generale, relativa all’azione dello “stato” (inteso in senso lato, di intervento pubblico, sia esso lo stato, i comuni, altri enti).

Crediamo che essa (l’azione dello “stato”) debba costituire l'eccezione, non la regola; che non possa essere la stessa in tutte le situazioni e non debba sostituirsi a quella che e’ la responsabilità individuale, che e’ il pilastro sul quale deve necessariamente basarsi una società in grado di “camminare sulle proprie gambe”, affrancata da ogni tipo di tutela paternalistica.

Come scrivevamo precedentemente, i casi non sono tutti uguali. Nella tabella sottostante cercheremo di illustrare alcuni esempi pratici per agevolare la comprensione della nostra posizione.

Caso
Funzione sociale pubblica
Responsabilità individuale
Catastrofe collettiva (es, terremoto, inondazione, disastro di natura industriale, etc)
Sostegno concreto alla comunità coinvolta attraverso i normali strumenti di solidarietà (es. Assistenza immediata, sospensione pagamento imposte, ricostruzione di unita’ abitative, misure di sostegno al reddito, sgravi fiscali per investimenti, etc.)
I beneficiari dell’aiuto dovranno farne un uso responsabile ed in caso contrario non avranno accesso ad ulteriori aiuti.
Situazione di disagio individuale: inabilita’ di carattere fisico o psichico
La persona in questione non ha scelto di essere oggetto di disagio e le sue condizioni talvolta non gli permettono piena facoltà dell’intendere e del volere. Nel caso il tutore legale richieda assistenza pubblica, non potendone farsene carico direttamente, il “pubblico” ha il dovere di mettere in condizione la persona di svolgere una vita per quanto possibile “normale” (es. un lavoro in comune nella “fascia protetta”, sostegno all’apprendimento, accompagnamento, casa famiglia, etc)
Spettano al tutore legale della persona o alla persona stessa oggetto di aiuto se capace di intendere di volere.
Situazioni di disagio temporaneo (ragazze madri, etc)
Sostegno temporaneo attraverso misure di integrazioni al reddito o “in natura” (alloggio, assistenza sanitaria, etc)
La persona in oggetto deve essere cosciente che il sostegno e’ solo temporaneo. Passate le situazioni oggettive di disagio secondo un percorso prestabilito, l'assistenza pubblica cessa.

Qualora una persona / famiglia (non riconducibili quindi ad una delle categorie di cui sopra), per questioni dovute puramente al ciclo economico sfavorevole, si dovessero ritrovare dall’oggi al domani, ad esempio, senza casa, va valutata la storia individuale che ha portato a questo evento. L’intervento pubblico non può essere utilizzata come comodo “scudo” per ripararsi in caso di investimenti sbagliati, di stili di vita dispendiosi, di irresponsabilità nella gestione delle proprie finanze, della presa di rischi d’impresa sproporzionati rispetto alle proprie forze.

E qui il discorso si complica, in quanto entrano poi in gioco le solite discussioni sulle presunte ondate di suicidi, sulle quali (numeri ed analisi sociologica alla mano) abbiamo già espresso in più occasioni un certo scetticismo e sul cosiddetto “diritto alla casa”, al quale abbiamo dedicato questo editoriale nei mesi scorsi.

Allo Stato spetta mettere in atto le condizioni favorevoli allo sviluppo economico, in modo che tutti i cittadini possano prendervi parte senza discriminazioni di sorta, non l’alleviare gli effetti nefasti delle scelte individuali a volte non ponderate. La sua responsabilità residuale ultima (dello stato) e’, in sintesi, quella di garantire a tutti i cittadini, in qualità di sottoscrittori de facto del “contratto sociale” il livello minimo di sopravvivenza indipendentemente dalla loro situazione individuale. Tutto ciò che e’ al di sopra non può essere posta a carico del pubblico, che in ultima analisi sono gli altri cittadini / contribuenti.

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